Dalla rivista mensile LION (n. 8, Ottobre 2014) riportiamo l’editoriale del Direttore responsabile Sirio Marcianò, non privo di venature polemiche ma comunque assai ricco di spunti e di contenuti programmatici.  

Sono convinto che far parte di un’associazione voglia dire “fare le cose assieme” e farle assieme significhi mettere in campo tutto quello di cui disponiamo. Ma è realmente così? Sì, partecipiamo alle nostre campagne internazionali, sviluppiamo ogni anno temi e service nazionali, sosteniamo le iniziative che impreziosiscono il nostro multidistretto, ma non andiamo oltre.

Per avere un futuro che abbia più incisività e più visibilità, il lionismo ha bisogno d’investire su se stesso. Facendolo, sarebbe in grado di sviluppare l’orgoglio dell’appartenenza e la motivazione dei soci. Facendolo, darebbe vigore al lionismo e trasmetterebbe ai lions un po’ di ottimismo che, visti i tempi, non guasterebbe.

Tutti noi sappiamo che i lions non si volterebbero dall’altra parte se ci fossero in ballo obiettivi degni di un’organizzazione potente qual è la nostra. Tutti noi sappiamo, e la nostra rivista nazionale lo documenta ogni mese, che sempre più lions hanno deciso di darsi una mossa per cambiare uno stato di apatia che, da anni, contagia i soci della più importante associazione di servizio del mondo.


E allora diamocela tutti questa mossa, usciamo dalla ragnatela dei piccoli progetti, che imprigiona e spezzetta le nostre forze e non ci vede mai tra gli interpreti principali della commedia della vita. A questa rivista arrivano centinaia di articoli nei quali si legge che diamo decine di migliaia di euro tutti i mesi a tutti: dalla piccola onlus del quartiere alle grandi associazioni non lionistiche che si accalcano nelle nostre città.


Ci sono soldi per tutti, ma non ci sono soldi per i nostri progetti. I famosi (per chi legge la rivista) 100 euro a socio e i fantomatici, e altrettanto famosi, 5 milioni di euro, che tanto spazio hanno occupato in questi ultimi anni sul nostro mensile, si raccoglierebbero in pochi mesi se la smettessimo di girare fondi agli altri, compresi musicisti, ristoratori, fioristi e relatori di una sera.


Un lionismo compatto acquisterebbe più credibilità all’interno dei club (e se ne sente il bisogno) e all’e-sterno dell’associazione (anche lì se ne sente il bisogno) e diventerebbe sempre più autorevole, perché ridurrebbe le uscite e aumenterebbe le entrate con i fatti, quelli veri, cioè quelli che sanno raggiungere migliaia di persone e colpire l’opinione pubblica e i media.


Solo con cifre consistenti e con avvenimenti significativi il lionismo si allontanerebbe dal conformismo di comodo e si avvicinerebbe a quella dimensione che è in grado di trasformare migliaia di piccole azioni in pochi progetti di grande interesse per chi, là fuori, ha veramente bisogno di noi.


Ma c’è di più. Darebbe alla nostra associazione concretezza e riscontri positivi, ai club programmi associativi, organizzazione ed efficienza, e ai lions partecipazione, voglia di fare ed emozioni.

In poche parole, i lions farebbero i lions, così come avviene da 97 anni, ma lo farebbero con i numeri di oggi, che aumenterebbero in modo significativo se tutti assieme “lavorassimo” per rendere più “riconoscibile” il nostro distintivo.

Sirio Marcianò
Direttore Responsabile
Rivista LION