Il Governatore del Distretto 108 La Toscana, Fiorenzo Smalzi, passa in rassegna le molteplici ragioni che stanno determinando una progressiva emorragia dei soci e il conseguente svuotamento di molti Club. Le differenze generazionali, i problemi economici e le carenze motivazionali sono i principali fattori alla base di un fenomeno di strisciante pericolosità per la nostra Associazione. Riportiamo integralmente l’interessante articolo sul tema scritto dal nostro Governatore per la rivista distrettuale Etruria Lions del 2 settembre 2013.

Ormai da qualche anno, soprattutto sul nostro Multidistretto Italy, vengono svolte ricerche statistiche più o meno esatte sulla ricerca delle motivazioni che causano la forte emorragia di soci che stiamo subendo. Vuoi per le metodologie talvolta troppo formali e americane che sono mal digerite dai nostri club, vuoi per una certa creanza che spinge coloro che svolgono l’indagine a non incalzare ed approfondire troppo con domande che potrebbero rivelarsi scabrose, i risultati sono molto variegati e – credo – poco attendibili.

Chiedere ad un Presidente «Perché il socio X ha abbandonato il tuo club???» può rivelarsi assai imbarazzante ed avere delle risposte che difficilmente saranno del tutto obiettive.

Ritengo comunque che porsi il problema (che di fatto è grave e effettivo) e cercare di analizzarne le motivazioni sia l’unica strada alla possibile risoluzione, per cui non si tratti di un mero esercizio di stile, bensì di attività meritevoli che dovranno essere migliorate ed approfondite nel prossimo futuro.

Certamente il sistema di approccio formale che stiamo utilizzando da un paio d’anni, molto orientato alla mentalità statunitense (chiamato CEP – Club Excellence Process) risulta ostico a gran parte dei nostri club, fosse solo per il difficile acronimo che lo caratterizza.

Lungi dal pensare di trovare una soluzione in queste poche righe, proverò solo a tracciare un riepilogo delle valutazioni statistiche che abbiamo a disposizione e, basandomi anche sulla mia esperienza, ad indicarne quelle realmente da prendere in considerazione.

E’ ormai appurato che linee principali da cui passa la disaffezione dei soci Lions sono tre:

Differenze generazionali;
– Problemi economici;
– Motivazioni errate o mancanti.

Ogni altra motivazione deve essere considerata una concausa oppure una conseguenza delle tre che ho indicato per cui eviterò altri argomenti.

– Le differenze generazionali, in un’associazione che dovrebbe essere dominata dallo spirito d’altruismo, stanno invece diventando un grave ostacolo allo sviluppo del Lions, forse il principale. La mancanza di amalgama in club dove magari si sono avuti moltissimi anni senza alcun ingresso e che ora – per necessita – hanno deciso di riaprire le iscrizioni, è un fattore decisivo che funge da spartiacque tra il (malaugurato) fallimento del club o la sua (sperata) rinascita. Le diverse visioni, i diversi obiettivi e la diversa esperienza portano spesso a fratture insanabili con fuoriuscite di soci (magari esperti e di lunga militanza) che possono causare l’implosione dell’intero club.

A volte questa battaglia si sposta sul campo del «chi fa» e «chi non fa», con accuse reciproche di scarso impegno o, al contrario, di troppo potere decisionale. Prescindendo dall’anzianità lionistica abbiamo visto molte volte club dove soci ormai disimpegnati da anni manifestano irritazione (gelosia?) nei confronti di altri che si sono caricati sulle spalle (e talvolta sul portafoglio) la conduzione del club.

A me è anche capitato di sentire (sempre più spesso) soci esperti e navigati che dicono «…non mi ci trovo più…». E questa è proprio l’espressione da sondare ed analizzare con attenzione perché ricca di sfaccettature e forse la chiave del problema. In un’associazione dove il fattore umano è componente principale, al di là delle mission ed al di là dei service, lo stare bene assieme agli altri diventa l’amalgama che consente il funzionamento corretto dell’intero sistema. Ma attenzione a non confondere la pura e semplice amicizia con lo spirito Lionistico, che va ben al di la ed al di sopra del banale stare bene assieme gli altri.

Chi entra (o sta già da tempo) nel Lions solo per incontrare gli amici che magari frequenta anche al di fuori del proprio club perde l’essenza dello spirito dell’amicizia sionistica che è quella di conoscere altre persone, aprirsi alle loro idee, se possibile modificare le proprie e crescere intellettivamente, ed il limite spaziale non dovrebbe nemmeno essere il proprio club, ma il distretto, il multi distretto, il mondo Lions.

– Sulle difficoltà economiche che potrebbero portare delle fuoriuscite di soci non vorrei soffermarmi troppo; in un momento storico in cui anche i sassi sanno che c’e una grave crisi in atto, è impensabile che i soci Lions ne possano restare immuni.

Sarebbe – semmai – importante valutare gli effetti delle contromisure che alcuni nostri club hanno messo in atto, tra cui la principale (ed apparentemente ovvia) la riduzione delle quote sociali.

In effetti la riduzione delle quote sociali, se da un lato impatta positivamente con il portafoglio dei soci, dall’altro riduce sensibilmente l’impegno dei soci nei confronti del proprio club. Se ho una quota sociale bassa non mi sento obbligato a partecipare alle iniziative di club (conviviali, raccolte fondi e quant’altro), anzi risparmio ulteriormente proprio facendo l’assenteista. Con la quota sociale mi pago la spilla e – quando mi va e me lo posso permettere – qualche bella serata che scelgo.

La sindrome del “Lions spettatore” diventa un’ulteriore minaccia, perché questo genere di socio e ancora più facilitato in un’eventuale uscita, non lascia impegni alle spalle…ha solo guardato.

– Molte delle osservazioni che ho posto per le prime due problematiche possono essere ricondotte alla terza, la più subdola e pericolosa: l’errata motivazione (o mancante del tutto). Fino a 15/20 anni fa quando avevamo la fila di persone che bussavano per entrare davanti alle porte dei nostri club, il problema non si poneva, avevamo ampia possibilità di scegliere, i (fortunati) soci neo entrati erano stracarichi di motivazioni.

Oggi, assai spesso, andiamo tirando per la giacca gli amici, anche poco conosciuti, solo ed esclusivamente per ripianare le perdite di soci che abbiamo subito, facendo loro balenare false motivazioni (“…portiamolo alla cena degli auguri così si diverte e finalmente entra…”) o – addirittura – senza alcuna motivazione (“…che ti costa, almeno stiamo assieme qualche sera.”).

E questo tipo di problematica è, come ho detto in premessa, subdola perché ci colpisce in un momento di forte bisogno. Pericolosa perché genera rapidamente schiere di neo-soci disaffettivi pronti ad andarsene via per qualunque banale motivazione. Assistiamo così alle catene umane in fuga (“…esco perché e uscito il mio amico…”) che spaccano cosi di frequente i nostri club.

Come avrete capito non ho una soluzione al problema, cosi come non l’ha nessuno nel mondo, ma una disamina serena ed obiettiva (almeno il più obiettiva possibile) può far comprendere meglio il problema, circoscrivendo gli argomenti, ed aiutare qualcuno di voi a trovare una soluzione.

Senza dubbio le corpose perdite di soci degli ultimi anni hanno prodotto una corsa forsennata al ricambio (turnover direbbero gli americani), con una selezione spesso approssimativa che rischia (spero di sbagliarmi) di impoverire la nostra associazione anche dal punto di vista etico.

Fiorenzo Smalzi
Governatore Distretto 108 La Toscana