Una strada vincente quella ideata dai Lions della Toscana per far avvicinare le persone ai vari aspetti della cultura e al mondo Lions. Con il Progetto “Lions Academy” sono riusciti a vivacizzare anche una città come Firenze, storicamente diffidente e difficile. Ce lo spiega in questo articolo Roberta Capanni, Direttore Responsabile di Etruria Lions, il periodico del Distretto 108 La Toscana.
Il secondo incontro previsto dal calendario era con Philippe Daverio, grande divulgatore dell’Arte con la A maiuscola, critico e giornalista, personaggio sicuramente conosciuto dal pubblico ma anche questo non basta a far muovere le persone sacrificando una mattinata domenicale.
Invece, la partecipazione all’evento è stata quella delle grandi occasioni nonostante il giorno festivo e l’argomento non proprio adatto a tutti.
Cosa ha fatto sì, allora, che i fiorentini storicamente ostici e aperti alla polemica, impiegassero la loro domenica per affollare lo storico cinema Teatro Odeon per ascoltare un critico d’arte che dialoga sul “Periodo incendiario futurista a Firenze?
Philippe Daverio è un critico molto seguito, che ha dalla sua una dialettica elegante, la capacità di risultare comprensibile a tutti e di condurre l’ascoltatore al ragionamento e all’interessamento a temi come arte e architettura ma, conoscendo il pubblico fiorentino e toscano in genere, tutto questo non basta.
Che sia l’inizio di quella mutazione dell’intelligenza collettiva di cui Daverio ha parlato? O forse davvero I Lions stanno riuscendo a far passare quel messaggio importante su chi sono e cosa hanno da offrire a questa società?
Comunque sia nelle due ore in cui il critico si è intrattenuto con il pubblico sono emersi ragionamenti che saranno sicuramente ottimi spunti di riflessione sulla fruizione dell’Arte oggi, sugli artisti e sulle politiche che gravitano intorno all’ Arte.
Philippe Daverio, sollecitato dal giornalista Enrico Gatta e dal Governatore Lions Fiorenzo Smalzi (nella foto in testa all’articolo), per molti anni patron del Caffè Giubbe Rosse a Firenze, ha parlato del Futurismo, movimento nato a Parigi nel 1909, inquadrandolo, nell’atmosfera in cui si è formato.
Dal percorso affrontato è emersa una Firenze allora molto vivace intellettualmente, una città che con i Lorena aveva goduto, nel secolo precedente, di una certa libertà di pensiero che aveva attirato tanti artisti. In quell’Italia in cui i Caffè erano un punto focale di aggregazione intellettuale, l’arte diventa momento vivo di discussione, anche accesa, e Firenze ben si prestava alla discussione appassionata che ne scaturì.
Nonostante il grande fermento del periodo In Italia, ancora oggi, parlare del movimento Futurista non è sempre facile perché erroneamente è associato in toto al ventennio fascista come tutto ciò che artisticamente accadde in quel periodo. “L’Italia non ha digerito il ventennio – dice Daverio – ed è mancata una franca capacità di indagare sul periodo. Anche per questo nel dopoguerra con la ricostruzione si è optato per l’edilizia, spesso brutta, abbandonando l’Architettura che invece il ventennio aveva portato avanti.”
Ma l’incontro con Daverio è stato anche l’occasione per parlare dello stato delle cose in Italia oggi, della Firenze odierna definita da Daverio un “turistdrodomo visitato da tante tartarughe con il guscio dello zaino sulle spalle”.
Critico anche sul modo di fruire l’Arte ma anche nei nostri musei da lui definiti “ ospedali delle opere d’arte”.
Parlando degli artisti di oggi e del modo di fare Arte, Daverio ha ricordato che con la rivoluzione e la modernità i “committenti” sono necessariamente decaduti dal loro ruolo e oggi l’Arte vive del dialogo che intrattiene con la società. Alcune forme di arte, come la musica, hanno trovato la loro espressione comunicativa mentre pittura e scultura nel nostro paese hanno adottato quello che Daverio definisce il “sistema americano” che spesso ben poco ha a che vedere con i meriti artistici. Ma la crisi non è solo dell’arte ma della società tutta che non è più in grado di definire valori di riferimento.
Ancora tanti gli argomenti toccati nelle due ore di piacevole intrattenimento culturale che Philippe Daverio ha regalato a chi ha deciso di dedicare una tranquilla domenica alla cultura: dalla Biennale di Venezia, al ruolo dell’arte oggi con qualche intelligente stoccata, e qualche suggerimento, alla politica senza nessuna distinzione. L’Italia è un paese bizzarro dunque che sembra odiare gli artisti e i giovani, un paese che poco conosce del suo patrimonio artistico.
Roberta Capanni
Direttore Responsabile di Etruria Lions
Periodico del Distretto 108 La – Toscana