Una buona occasione di visibilità e operatività potrebbe essere data dall’apertura di spazi ad hoc, nei quali promuovere i nostri service e aiutare i cittadini meno abbienti. Come fare? Ce lo spiega Stefania Sedino nel numero di gennaio 2014 della rivista LION.

La solidarietà è merce rara e preziosa: perché non metterla in vetrina? La domanda, per nulla scontata, se l’è posta per primo Cesare Omodeo Zorini, governatore del Distretto 108 Ib3. Che lancia la proposta di creare innovativi “punti Lions”, simili a negozi, per divulgare le attività del sodalizio e fornire supporto alle fasce più deboli della popolazione.

All’orizzonte, dunque, si profila un progetto interessante e nondimeno attuabile, mirato a rafforzare il rapporto tra i club e la cittadinanza. Il traguardo da raggiungere è quello di operare tra la gente, con la gente e per la gente, ovviamente nel solco della più genuina cultura lionistica. Perché questa è l’autentica filosofia di un’associazione di servizio, interprete attiva delle esigenze della comunità e del tempo. Non mera spettatrice del divenire sociale.

In ciò Cesare Omodeo Zorini ha già impresso una svolta tangibile, proiettando il Distretto verso nuove sfide e nuovi impegni. “Se vogliamo avvicinare le persone alle nostre realtà – dice il governatore – dobbiamo cambiare passo, aprirci al nuovo e a più moderne forme di concretizzazione dello spirito di servizio. Non possiamo, in quest’ottica, limitare il nostro raggio d’azione alle cene conviviali. Una buona occasione di visibilità e operatività potrebbe essere data dall’individuazione di spazi ad hoc, nei quali promuovere i nostri service e aiutare i cittadini meno abbienti. Questi locali, dotati di vetrina, diventerebbero il riferimento territoriale di più club, rinsaldati nel comune scopo di valorizzare le proprie attività”.

In altre parole, l’invito è a riporre nel cassetto le cravatte per rimboccarsi le maniche della camicia. Il Lions non è sinonimo di atmosfere salottiere, brindisi e dessert. Ma è azione che discende dalle idee. Nessuno vuole soffocare le consuetudini, tuttavia è giunto il tempo di mettersi in gioco con un animo diverso, meno ancorato alle formalità.

Qualcuno potrà non condividere la linea del governatore, ma è innegabile che questa ha ridato slancio a molti club. È la direzione giusta, anche se la strada da percorrere è stretta e tortuosa. Gli ostacoli, insomma, non mancano.

Tanto per citare una criticità: come reperire le risorse con cui sostenere le spese d’affitto dei locali? “Potremmo riuscirci – riprende Cesare Omodeo Zorini – rinunciando a qualche cena e unendo le forze. Tale percorso non comporterebbe una perdita d’identità per i singoli club, né farebbe venire meno l’indispensabile aspetto conviviale che sta alle fondamenta del rapporto tra i soci. Gli spazi, infatti, si presterebbero facilmente alla finalità aggregativa, ospitando incontri e facendo da sfondo a cene più informali, con un effettivo risparmio rispetto alle abituali opportunità di ritrovo”.

I service verrebbero pubblicizzati con proiezioni video, manifesti, locandine… Ma i “negozi” potrebbero anche diventare “front office” di iniziative dirette al pubblico. “Ad esempio – conclude il DG – vi si potrebbero alternare esperti medici o consulenti, per effettuare screening oppure dare sostegno tecnico-burocratico a chi è in difficoltà. O, ancora, potrebbero fare da base alle raccolte del banco alimentare e a quelle organizzate per fronteggiare le emergenze. L’obiettivo non è impossibile. Per raggiungerlo, però, è necessaria la collaborazione di tutti”. Proviamoci, allora. Non ne resteremo delusi.

Stefania Sedino
Rivista LION (gennaio 2014)