Nei giorni scorsi abbiamo dato notizia della nascita del Lions Club Viola (QUI). Un’iniziativa che vuole raccogliere i soci che tifano per la Fiorentina attorno al labaro viola. Sul tema vi proponiamo una riflessione di Paolo Fanfani riportata da Roberta Capanni,  Direttore Responsabile di Etruria Lions, sul sito web del Distretto.

Prego coloro che avranno tempo e voglia di leggere queste poche righe di non darne un giudizio durante la lettura e nemmeno al termine di essa, ma il giorno dopo; l’iniziativa di cui si parla ha un impatto un po’ brusco sulle abitudini del nostro lionismo ma poi, una volta metabolizzato, se ne possono scoprire i lati positivi: a molti è successo così.

L’iniziativa nasce da un’idea semplice ed elementare quanto “nuova” che probabilmente è passata per la mente a tanti di noi ma che è stata realizzata da un un gruppo di soci del Lions Club Firenze dopo averla fatta veicolare fra i soci e quindi trasmessa agli organi sociali e distrettuali.

Come d’uso nel nostro ambiente è scattato il “giro di mail” ed il confronto conviviale e telefonico: come al solito, Guelfi e Ghibellini ma, immediatamente, è stata avvertita abbastanza presto come una cosa seria sia nel favorirla che nel contrastarla; il problema ha investito tutti; non vi è stata indifferenza; favorevoli e contrari hanno avvertito subito che, essere favorevoli o contrari, favorire o negare questa idea, sarebbe significato “in ogni caso” operare nell’interesse del lionismo (insomma, come si dice dalle nostre parti, la questione, nel bene e nel male, era tutt’altro che “una bischerata”).

L’idea non riguarda solo Lions e Leo del Club Firenze, ma tutti i Club d’Italia e del Mondo; teoricamente tutti i Lions possono scoprirsi coinvolti in questa iniziativa: è un’idea “trasversale” che ha avuto molti cugini stretti nell’ambiente della pratica sportiva e del “tempo libero” (si pensi, di recente, al fenomeno della Uilg – Lions Golfisti  – o a quella, più risalente, dei lions tennisti e ciclisti).

Alla fine ha prevalso l’atteggiamento largamente favorevole per poi diventare addirittura entusiastico; insomma ha prevalso l’atteggiamento Kennediano del “Why not?”.

Ma cosa sarà mai questa trovata? Niente di più semplice: un Lions Viola Club deve raccogliere Lions e Leo che hanno nel cuore l’amore sportivo per la Fiorentina (intesa come squadra di Calcio e non come bistecca). Come si vede, Lions di questo genere si possono trovare in ogni angolo del Mondo.

I più prudenti hanno avvertito le possibili controindicazioni sia dal punto di vista formale (si può usare il logo e l’insegna Lions per una iniziativa del genere?) sia dal punto di vista associativo (vi può essere il rischio di creare occasioni di dissidio nel corpo sociale?) sia ancora dal punto di vista dell’immagine (può essere dannoso mescolarsi in un ambiente dove allignano nomi illustri ma anche gli Hooligans); in buona sostanza un ragionevole atteggiamento di riflessione e di verifica: siamo sicuri che lo Sport si sposi bene con gli scopi del lionismo? Inquina od aiuta?

Come è noto per altro, gli atteggiamenti di riflessione (specie se prolungati oltre il ragionevole tempo di un confronto dialettico) nascondono spesso il desiderio di lasciare le cose come stanno: quieta non movère…

Molto semplicemente ritengo che non solo non ci siano ragioni per “non farlo” ma ce ne sia in abbondanza “per farlo”.

La chiave di tutto credo sia stata una chiara lettura degli “scopi del lionismo” e dei modi “per attuarli”, ma soprattutto una buona dose di coraggio che i soci del Lions Club Firenze, dei Leo fiorentini e (in particolare) le istituzioni distrettuali con l’adesione del Governatore Fiorenzo Smalzi hanno avuto; quel coraggio che hanno tutti gli uomini di fede che agiscono per il successo senza farsi condizionare dal timore dell’insuccesso.

Senza questo coraggio Colombo non avrebbe scoperto le Americhe e Barnard non avrebbe fatto il trapianto cardiaco (mi si perdonino questi irriverenti accostamenti ma, come si sa, l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo hanno spesso le stesse radici).

Così questa iniziativa è figlia soprattutto del “coraggio” di un Club e del suo Governatore; il coraggio delle idee.

Il rischio dell’iniziativa, a parere dei più, è apparso del resto abbastanza lontano: v’è davvero il pericolo che una o più aggregazioni di Lions e Leo tifosi della Fiorentina possa coltivare i semi di una rivalità con i tifosi di altre squadre e che crei crepe nell’armonia associativa mettendo in crisi un tessuto sano come quello del Lionismo?

Ma è davvero fondato un timore del genere in una associazione dove convivono religiosi e laici, ebrei ed islamici, liberali e socialisti, impiegati ed imprenditori, gente semplice ed acculturata, figli di principi o di contadini? È veramente reale il pericolo che la passione per la propria squadra possa minare il senso di amicizia che amalgama i Lions? È mai possibile che i Viola Club, in occasione degli incontri di calcio con la Juventus, il Milan o l’Inter si menino di santa ragione anziché andare a cena assieme?

O forse è un modo per far vedere a tutti quale sia un corretto comportamento da tenere contro l’avversario secondo l’insegnamento di “Pierre De Cuberten”? Un modo per far vedere a tutti che anche nel Calcio c’è chi dopo la partita va a cena assieme?

Se conosco bene i Lions ed il significato della nostra etica, la risposta, non può essere che una: i Lions viola Club, come i Lions di ogni altro possibile colore anche a strisce, sono una ulteriore fonte di aggregazione trasversale che può nascere ovunque vi sia una comunità di Lions e Leo che si riconoscano in una comune fede sportiva (non solo calcistica).

Personalmente sono convinto che questa iniziativa trasferita per ogni colore calcistico (dicono le statistiche che gli Juventus Club siano in testa alle classifiche mondiali come numero e come aderenti) possa costituire addirittura un ulteriore veicolo di vincoli associativi che travalicano le mura del Club e possa contribuire a “civilizzare” un settore sociale (il tifo sportivo) che spesso ha mostrato di averne bisogno; senza considerare poi l’enorme bacino di possibili “servizi” che lo Sport dilettantistico e giovanile può offrire.

Infine, i Club sportivi possono essere anche una occasione per scoprire vocazioni al servizio per alimentare con nuove energie le nostre anemiche file.

Paolo Fanfani